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Lamborghini Countach

La famosa vettura sportiva della Lamborghini venne presentata al Salone di Ginevra nel 1971 e rimase in produzione fino al 1990, quando fu sostituita dalla Diablo. Disegnata da Marcello Gandini e progettata da Paolo Stanzani ha avuto il merito di risollevare le sorti della casa di Sant’Agata Bolognese nei primi anni ’80 e di imporre a livello mondiale la tipica forma a cuneo delle sport car italiane.

In quegli anni a Bologna, PlastiCenter (la P dell’acronimo LPM) era già un’eccellenza nella lavorazione dei materiali plastici. Erano gli anni eroici di Corrado Cicognani e Giovanni Evangelisti, e Lamborghini decideva di affidare proprio a PlastiCenter la produzione dei gruppi ottici che caratterizzavano la vista posteriore della vettura. La sfida non era affatto semplice per un’azienda abituata ad operare nel mondo delle macchine automatiche. La soluzione fu partire da una lastra di Plexiglas di 8 mm. di spessore di colore rosso, tagliata con centri di lavoro a controllo numerico e rifinita a mano in ogni singolo pezzo. La soluzione piacque tanto che ancora oggi a LPM vengono commissionati i pezzi di ricambio che vengono distribuiti da Lamborghini in tutto il mondo.

Ma torniamo alla storia della gloriosa Countach. Il toro che campeggia nel simbolo della Lamborghini deriva dal segno zodiacale di Ferruccio, il fondatore, nato il 28 aprile 1916, mentre i nomi dei modelli che richiamano nomi e razze di tori famosi risalgono ad un viaggio che Ferruccio Lamborghini fece a Siviglia nel 1962 dove conobbe il più grande allevatore di tori di quei tempi, Eduardo Miura. Dalla Miura in poi, infatti, pressochè tutti i modelli portano nomi derivanti dalla tauromachia. Non la Countach però, come ci racconta proprio Marcello Gandini.

“Quando si facevano le macchine per i saloni si lavorava di notte e si era tutti stanchi, e quindi per tenersi un po’ su di morale si scherzava. Lì da noi c’era un profilista, faceva le serrature, alto due metri, con due mani così, che faceva tutti i lavori piccoli. Parlava quasi solo piemontese, non parlava neanche italiano. Il piemontese è molto differente dall’italiano, assomiglia al francese. Una delle sue esclamazioni più frequenti era “countach”, che significa letteralmente peste, contagio, e in realtà viene usata piuttosto come espressione di stupore o anche ammirazione, come “perbacco”. Lui aveva questa abitudine. Quando si lavorava di notte, per tenersi su di morale, c’era uno spirito di fronda, quindi io ho detto, potremmo chiamarla Countach, per scherzare, per dire una battuta esagerata, senza nessuna convinzione. Lì vicino c’era Bob Wallace che montava la meccanica – le macchine le facevamo sempre funzionanti, una volta si poteva entrare nei saloni anche con la macchina in moto, che era una bellissima cosa. Quindi ho chiesto per scherzo a Bob Wallace come suonasse ad un orecchio anglofono. Lui l’ha detto a modo suo, in modo strano. Funzionava. Abbiamo fatto subito la scritta e l’abbiamo appiccicata. Però forse il suggerimento vero è nato da un mio collaboratore, un ragazzo che ha detto, chiamiamola così. Il nome è nato in questo modo. Questa è l’unica storia vera di questa parola”.

Ritornando a PlastiCenter, anche Giovanni Evangelisti aveva una espressione dialettale che lo caratterizzava. A chiunque gli chiedesse come stava, o come andavano le cose, rispondeva in dialetto bolognese “Benessum!”, in italiano “Benissimo!”. 

Ed è bello ricordare questa storia fatta di uomini, di lavori di notte, di ricerca di estetica e qualità come sfida perenne. Ancora oggi in LPM mettiamo la stessa passione e lo stesso spirito nella realizzazione delle carrozzerie e dei particolari di qualunque macchina automatica.

Benessum!

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